Incorrispondenti
Pochi termini sintetizzano bene il modo di essere e non omologarsi che Ilaria Lagioia e Valentina De Santis scelgono di trasformare in azione e relazione, mentre la pandemia da COVID 19 inizia a fermare il mondo, cambiando per sempre il nostro legame con il tempo, lo spazio e i rapporti umani. Incorrispondenti, come i presupposti del progetto d’incontro e scambio sperimentato da due giovani donne profondamente differenti, che continuano a scegliere la fotografia per esprimere se stesse e la relazione che hanno con il mondo. Incorrispondenti, quanto i temperamenti, gli sguardi e gli obiettivi che innescano il dialogo tra fotografie e messaggi e-mail, scambiati durante le giornate del primo lockdown della pandemia.
La connessione che da forza ad altrettanti dittici fotografici, guida ciò che è diventato un viaggio di crescita e scoperta, insieme a quello che avvicina chi resta profondamente differente. Nutre la dimensione errante dei pensieri che attraversano anche l’incommensurabile con ali d’uccello, di emozioni che riprendono a respirare, insieme alle superfici epidermiche, mappate come rotte astrali. Anche quando Valentina rimanda il proposito di unire i nei del corpo. La natura mutevole delle domande che non hanno risposte, per chi non è interessato alle certezze, sale sulla giostra delle attese snervanti. Del sole, del cielo, del ciclo. Della primavera che sboccia fuori, mentre qualcosa rinasce dentro, tra la pancia di un fiore e di una madre.
Nel pomeriggio di lunedì 16 marzo 2020, per Ilaria e Valentina, inizia il viaggio capace di trasformare parole e immagini della loro insolita in-corrispondenza, nella fanzine chiusa in tante buste. Tutte dischiuse nelle pagine di questo libro, insieme all’amicizia complice e rigenerante, nata giorno dopo giorno da una semplice conoscenza. Succede tutto nel giro della mezz’ora in cui le fotografe si scambiano i primi sguardi, affacciati alle finestre delle abitazioni in cui trascorreranno la prima quarantena della vita di parecchi. Ilaria nella casa di Pier, dove a parte un cambio, qualche paio di mutande e la macchina fotografica, è tutto del suo compagno e coinquilino ‘forzato ’dalle circostanze. L’ambiente di un altro in cui ritrovarsi insolitamente bene, nonostante tutto. Valentina, tornata a casa della madre, con la fotografia continua ad affrontare le inquietudini della relazione viscerale che ha con lei e la provincia, lasciate per vivere da sola a Roma.
Ognuno di noi può diventare loro compagno di viaggio in qualsiasi momento. Resta indifferente partire dal primo giorno, dall’ultimo procedendo a ritroso come i gamberi, o aprendo le pagine del libro a caso, perché ogni istante di preziosa e sincera intimità che esplorano e condividono, profuma di nuovo inizio. Ogni occasione è buona per giocare con le ombre e rincorrere le luci, imbattendosi in scatti di corpi, sguardi, abitudini, incertezze, emozioni, ironie quotidiane e ricordi di conchiglia che nuotano in un mare di marmo. Le masturbazioni, non solo mentali, sono condivise insieme a frutta sbucciata con amore, riflessioni musicali e suggerimenti su libri, film, dirette e differite.
La paura di perdere tempo prezioso, resa più impellente dal ritmo del quotidiano soffocato dalle mura domestiche, getta nuova luce anche sulla memoria degli odori che borbotta in pentola con il sugo, o nel lavello con le bolle di sapone. Prima e dopo i pasti, contando le ore delle giornate infinite. Il senso del tempo, della vita, o dei peli che non smettono di crescere, matura con la capacità di offrire se stesse agli altri. Una cosa che ha molto a che vedere con la storia d’amore che Valentina e Ilaria hanno con la fotografia, le sperimentazioni tecniche calibrate dalla luce, dalle sensazioni, perché anche la messa a fuoco, appannata, stordita e confusa, serve a trovare quello che cerchi. Lasciaste stare i cliché che imperano sulla femminilità, vissuta da entrambe come elemento imprescindibile per superare limiti e consuetudini di genere, sesso o identità, con la stessa determinazione che le spinge a vivere e fotografare di tutto, soprattutto in questo periodo.
Dipende dal contatto, coltivato con le emozioni e i sentimenti, per annientare le distanze, già abissali prima della pandemia, insieme alle scuse sostenute dalla nostra relazione morbosa con la tecnologia. Tutti siamo invitati a uscire da questo inferno di solitudine e incertezza, ‘a riveder le stelle’, come non abbiamo fatto neanche nel settecentenario della morte di Dante Alighieri, mentre il tocco leggero di un petalo di rosa, può diventare lingua per il fiore che sboccia quando viene amato. Potrebbe essere difficile restare immuni alla disinvolta dialettica visiva di Valentina che tocca le vette più alte della poesia anche quando fruga nell’abisso. Resistere al contagioso candore che Ilaria non riesce a nascondere neanche con l’ironia, irradiando di luce e calore anche le mani che rosicchia senza sosta. Non esiste vaccino per i sortilegi dell’immaginazione che innescano insieme, ma non temete, con loro non si muore, al massimo si rinasce.
SIMONA MARANI
Project details
Author
Ilaria Lagioia e Valentina De Santis
Project date
2020
Project location
Rome